Metallized

Recensione “Chained”

I With All the Rage sono una giovane band originaria di Palermo ed inizialmente conosciuta col moniker Stink Fist. Il primo demo, A Good Day to Die, risale al 2011, mentre l’anno seguente arriva invece il debutto ufficiale col full length Yesterday… Now… Tomorrow… Ever, uscito per conto dell’etichetta italiana SG Records e che li vedeva protagonisti di una prova già molto promettente. Nel dicembre 2014 vede la luce il secondo studio album, questa volta autoprodotto, dal titolo Chained. Nel contempo, alcuni cambiamenti in line-up hanno portato al definitivo passaggio dalle tre alle due chitarre, con la conferma dei soli Vincenzo Ciolino e Alessandro Capizzi; l’attuale formazione vede inoltre al basso Anthony Cosentino, alla batteria Francesco Schittino e alla voce Luca Cirrito. I cinque, nonostante i pochi anni di esperienza alle spalle, possono contare su un sound già ben definito e abbastanza personale, fortemente debitore di una forma di death/thrash metal orientata più che altro verso il groove degli ultimi Pantera. Lamb of God, Meshuggah e Slipknot sono le altre band citate dai WATR come influenze principali e bisogna ammettere che in certi frangenti la differenza tra loro e questi nomi altisonanti è davvero minima.

L’album si apre con un’intro dalle atmosfere malinconiche e lievi, l’esatto opposto di ciò che ci aspetterà con la maggior parte dei seguenti pezzi. Psycho è infatti una bordata metallica dai toni grevi che sprizza rabbia da tutti i lati, con ritmiche pressanti e un cantato che più aggressivo non si può; ottimo anche il lavoro delle due chitarre. Tutto il disco si assesta all’incirca su questi livelli, ma alcuni pezzi rimangono più in testa di altri. È il caso di Run, per via del suo incedere pienamente “groove”, oltre che di un reparto chitarristico in gran spolvero, ma anche di una canzone come la conclusiva Dedicated to Nothing (che svolge il ruolo di outro dell’album), che si discosta per tipologia dagli altri pezzi qui presenti, ma che riesce a restare impressa proprio per le sue atmosfere particolari, che si ricollegano alla malinconia percepita nell’intro. Riff di chitarra claustrofobici (che ricordano effettivamente i Meshuggah) caratterizzano il muro sonoro di White Pig, mentre l’ottima Corrosive svolge una funzione da “intermediario” tra i brani più spinti e quelli più melodici, avendo dalla sua entrambe le caratteristiche, grazie ad una prima parte dall’incedere estremo ed una seconda più pacata e ricercata dal punto di vista proprio della melodia e, ancora una volta, delle atmosfere. I pezzi restanti sono invece tra i più estremi e senza mezze misure dell’intero platter: qui il lavoro svolto dietro le pelli da Francesco Schittino è magistrale, così come quello delle tre asce, che tirano fuori idee sempre diverse e sempre più “malate”; l’ombra dei Meshuggah torna di nuovo prepotentemente a farsi sentire, ma i brani sono talmente ben congegnati ed eseguiti che è giusto dar pieno merito della loro riuscita unicamente alla band palermitana.

Una produzione pulita, esemplare, che esalta tutti gli strumenti (voce compresa) e che enfatizza più che degnamente i diversi momenti presenti nel disco è la ciliegina su una torta già di per sé abbondante di gustosi contenuti. I With All the Rage, col qui presente Chained, hanno sfornato un lavoro grandioso, con tutte le carte in regola per stare al fianco di album su cui sono invece incisi nomi di ben più alto rilievo. Ora non resta che convincere un range di ascoltatori sempre più esigente, trovare una valida label capace di supportarli nella maniera giusta e sperare che le difficoltà che un gruppo nella loro situazione solitamente ha ad emergere possano essere presto superate. Se il grido di rabbia della band palermitana rimarrà inascoltato allora sapremo che qualcosa oggigiorno nell’universo musicale davvero non funziona.